E’ l’incanto della Storia, sulla quale tutto il mondo contemporaneo passeggia dagli anni ’60 del secolo scorso.
Proprio al centro della nostra città, la Villa Romana si impone oggi come testimonianza delle meraviglie del passato e come volano per una nuova immagine di Positano, che si afferma, anche e soprattutto, quale crogiuolo d’arte e cultura.
La tenacia e la caparbietà della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, antesignana nella scoperta e nella valorizzazione della Domus di Positano, hanno consentito che venisse alla luce tale tesoro, dando concreta dimostrazione dell’importanza rivestita dalla nostra città nei secoli, crocevia di popoli, civiltà e culture.
A loro il merito di aver posto questo straordinario ritrovamento non solo come baluardo per il recupero della rilevanza storico-artistica assunta da Positano nei secoli, ma anche come eccezionale possibilità di studio antropologico e culturale.
La sensibilità dei nostri Amministratori Regionali ha altresì permesso la riqualificazione di tale patrimonio storico-artistico, che consente a Positano di imporsi nel panorama turistico mondiale non solo quale luogo di straordinaria bellezza naturale, ma anche come tappa fondamentale per la conoscenza delle meravigliose vestigia del nostro passato.
La Villa Romana è la prova tangibile che Positano è realmente, da sempre, luogo privilegiato d’otium, ristoro non solo per il corpo, ma, soprattutto, per la mente.
Essa è sinonimo della grandezza di Positano. Quella grandezza che è stata da sempre intesa come semplice bellezza naturale, ma che da oggi si veste di una profonda e inestimabile importanza culturale.
STORIA
Tra il I secolo a.C. ed il I secolo d.C., la baia dove oggi sorge Positano, venne scelta come luogo prediletto per la costruzione di una villa scenografica, lussuosa e adatta all’ozio. Il complesso, costituito da terrazze che degradavano verso il mare, si estendeva sulla spiaggia ed era composto da sfarzose sale affrescate e colonnati affacciati su giardini.
L’esistenza della villa era nota già da tempo: Karl Weber, addetto agli scavi borbonici, descrive nel 1758 strutture con affreschi e mosaici al di sotto della Chiesa di S. Maria Assunta e del campanile. Altri ritrovamenti sporadici si ebbero nel corso dei secoli, lungo la zona dell’attuale centro del paese.
Lo studioso Matteo della Corte pensò di aver individuato la villa di Posides Claudi Caesaris, potente liberto dell’imperatore Claudio, da cui deriverebbe il nome dell’abitato.
Intorno alla metà del I sec. d.C., la villa era in corso di restauro per i danni prodotti dal terremoto del 62 d.C. In seguito al sisma si ebbero importanti lavori di ricostruzione: fu l’occasione per riproporre una nuova e ricca veste degli ambienti di rappresentanza, come testimonia una delle stanze della villa, il lussuoso triclinium venuto alla luce con i recenti scavi. La sala da pranzo della casa romana era completamente dipinta: gli affreschi ritrovati a Positano sono straordinari per caratteristiche e conservazione e rientrano nel cosiddetto Quarto Stile, che si sviluppa intorno alla metà del I sec. d.C.
Elementi distintivi di questa decorazione è la tripartizione della parete in zoccolo (parte bassa), zona mediana e zona superiore. La zona mediana presenta un’alternanza di larghi pannelli e di scorci architettonici, nei quali riemerge il gusto per le prospettive articolate. Nel pannello centrale si trova una scena mitologica, mentre nei pannelli laterali la decorazione può spaziare tra quadretti con paesaggi, figure volanti, amorini, medaglioni ritratto. La zona superiore è decorata con architetture prospettiche ornate da festoni e animali reali e mitologici. Altro filone compositivo del Quarto Stile, è quello delle scaenae frontes che imita le scenografie teatrali e di cui abbiamo testimonianza proprio nella zona superiore dell’affresco di Positano.
La villa ebbe vita fino all’anno dell’eruzione del Vesuvio, nel 79 d.C. I dati di scavo evidenziano che la lussuosa dimora fu inizialmente investita da un sottilissimo strato di ceneri e subito dopo da una fitta pioggia di pomici che la ricoprì per quasi due metri. I tetti spioventi del triclinio favorirono lo scivolamento delle stesse pomici verso i giardini, verso l’esterno. Parti delle strutture lignee del sistema tetto e solaio superiore collassarono, verticalizzandosi al di sopra del mobilio e delle suppellettili presenti all’interno dell’ambiente. Allo stato attuale, gran parte della villa romana è ancora sepolta da metri e metri di piroclastite, sigillata e custodita sotto il centro storico del paese e pronta per essere riportata alla luce, pezzo dopo pezzo, tramite futuri scavi archeologici.